domenica 26 luglio 2009

Batuffolo Giallo


Ciao a tutti in questi giorni stavo cercando del materiale utile per questo blog e ho trovato un altro dei miei libri di fiabe così mi sono seduta e ho incominciato a sfogliarlo e ho trovato alcune fiabe molto carine di cui una si intitola "Batuffolo giallo".........

"Se vi fosse capitato di volare in alto in alto con un elicottero sopra l'aia in cui viveva Batuffolo l'avreste visto subito: una macchiolina gialla in mezzo al marrone scuro della terra e al marroncino delle galline.

Batuffolo era molto fiero del suo color dorato e diceva sempre: "-Io non voglio diventare grande, grasso e marrone come le altre galline: io voglio restare piccolo e morbido ma soprattutto giallo oro!"

Gli altri abitanti del pollaio lo ascoltavano con un misto di simpatia e commiserazione, come si fa sempre con i cuccioli che pretendono l'impossibile.

Ma il tempo passava, e ormai tutti gli altri pulcini della nidiata erano diventati pollastrelli, gallinelle mentre Batuffolo restava piccolo e giallo. E felice. Felice perchè era bello e faceva tanta tenerezza e tutti lo coccolavano.

"- Io voglio restare piccolo, morbido e dorato!"-ripeteva- Così gli altri hanno voglia di farmi le carezze e mi regaano i chicchi di granoturco più dolci e posso giocare quanto mi pare"

Ma venne il tempo di un'altra nidiata, e le uova si schiusero e l'aia fu invasa da centinaia di nuovi pulcini: tutti piccoli, morbidi e dorati.

Se aveste fatto un giro in elicottero in quei giorni, non avreste mai potuto riconoscere Batuffolo in mezzo agli altri.

Solo lui si sentiva diverso e infelice. Anche le poche coccole che ancora gli arrivavano finivano col dare più fastidio che piacere: "- Forse farei meglio a diventare grande- pensava- Devo trovare un sistema......."

Cominciò a raccogliere tutte le penne di gallo che trovava in giro (ce n'erano sempre tante perse dai grandi durante le loro frequenti zuffe) e quando ne ebbe un bel mucchietto se le incollò sulla coda con un pò di resina.

Poi andò in giro, petto in fuori, sguardo altero, aria sicura di sè. Le risate dei pulcini, delle galline e persino delle oche, dei tacchini e dei pavoni salirono al cielo, e le avreste sentite anche stando sempre su quel famoso elicottero.

"-Ma io non mi arrendo- diceva tra sè il Batuffolo- voglio diventare grande!"

E continuava ad appicicarsi penne sul corpo e sulle ali, e quando trovò un bel vermiciattolo grasso e rosso, invece di mangiarlo se lo incollò sulla testa a mò di cresta. Niente da fare. Nessuno lo coccolava più o gli faceva regali, anzi tutti lo trovavano ridicolo e lo prendevano in giro.

"-Guarda guarda c'è un pulcino

travestito da "gallino"

non vuol essere piccolino

non sa esser più grandino

sembra solo un poverino!"

cantavano in coro, e Batuffolo scappava via dalla disperato. Finchè un giorno non decise che ne aveva abbastanza e si tuffò nello stagno:

"-Me ne andrò lontano da questo pollaio!- borbottava mentre nuotava lasciando indietro di sè una scia di penne finte , che si scollavano a contatto con l'acqua.

"-Invece no!- esclamò ad un certo punto invertendo la rotta- Quello è il mio posto e lì devo trovare il modo di vivere in mezzo agli altri"

Quando ricomparve sull'aia, ormai privo del suo vestito di penne appiccicate, era pronto a tutto.

"-Ridano pure!-dichiarava a se stesso- Non voglio coccole nè pietà nè regali da nessuno!"

Ma non ci furono risate, commenti o sorrisi pietosi.

Batuffolo era sconcertato, si guarò intorno cercando una spiegazione e si vide riflesso in una pozzanghera: non era più un batuffolo di piume gialle ma un galletto marroncino. Un pò magro forse, non particolarmente prestante, ma comunque un vero e proprio galletto. Era diventato grande"

Bella questa storia......bene anche per oggi ho finito buona domenica :)

lunedì 20 luglio 2009

Una straorinaria pigrizia.........


Ciao a tutti oggi vi volevo raccontare una nuova favoletta molto carina, ricordando sempre l''utilità delle favole nei confronti del bambino che fa "lavorare" la fantasia........

"C'era una volta un ragazzo così pigro che anche quando la mosca gli si posava sul naso gli faceva fatica scacciarla. E lavorare? Non ne aveva proprio voglia. Bietola, così l'avevano soprannominato, viveva in campagna e doveva aiutare i suoi genitori nell'orto oppure nel bosco, ma dovevano spingerlo a forza e lui si lamentava.

-"Ah, se fossi un albero! Gli alberi stanno sempre fermi, il vento, li carezza e lo stormire delle foglie li culla. Per mangiare non devono muovere un dito: succhiano con le radici l'acqua dalla terra!"

Un giorno un potentissimo mago, uditi i suoi lamenti, lo volle accontentare e lo trasformò in un alberello. I suoi geniori, cerca cerca si rassegnarono: " Si sarà certamente addormentato da qualche parte, ma quando ha fame tornerà certamente a casa" dissero.

Invece Bietola non tornò e per un giorno godette il sole e il vento tutto felice. Ma il giorno dopo un gattaccio si arrotò gli unghielli sul tronco e Bietola sentì un gran male e non potè difendersi.

Poi arrivarono eserciti di formiche che salivano e scendevano per il tronco e i rami, facendogli il solletico. E quando venne l'autunno e caddero le foglie. il vento quasi lo schiantava.

Infine arrivò l'inverno e il gelo lo morse. Bietola avrebbe voluto tanto sedersi vicino al fuoco per sentire un pò di calduccio e cominciò a lamentarsi e a desiderare di tornare un ragazzo come era prima.

Se fosse tornato ragazzo, giurò, avrebbe corso sempre, avrebbero dovuto legarlo, per farlo star fermo, tanto si sarebbe dato da fare a lavorare dalla mattina alla sera. Avrebbe imparato tutti i mestieri. Ma intanto, purtroppo, Bietola continuava ad essere un alberello e a scoprire, con grande disappunto, tutti i terribili disagi che si devono soffrire ad essere un alberello. Lo sentì il solito mago e gli fece la grazia. Quando lo videro tornare, nessuno credette alla storia dell'albero, ma Bietola non se ne curò: da quel giorno fu sempre il primo ad alzarsi e a correre per andare a lavorare. Solo di tagliare gli alberi non ne volle sapere: "E se dentro ci fosse un altro Bietola?" pensava."

Bene una storia molto interessante...........anche per oggi ho finito un saluto a tutti ciao :)

domenica 12 luglio 2009

Il mago e il robot......


Ciao a tutti oggi volevo scrivervi un'altra storiella per allietare il vostro bimbo/a, prossimamente visto che siamo nella stagione estiva volevo proporre qualche attività fa fare all'aria aperta o addirittura al mare, però un consiglio è quello di portare i bambini all'"Estate ragazzi" per quelli un pò più grandicelli per i più piccolini bisogna fare qualcos'altro sempre rispettando le loro necessità: riposino, pappa, cambio pannolino ect.

Bene dopo questo piccolo preambolo ecco la storiella, si intitola: "Il mago e il robot"

"Un mago di campagna, svolazzando una notte a cavallo di un raggio della luna, capitò sul tetto di un grande palazzo di vetro. "E questo che sarà?" Si domandò calandosi dentro al palazzo lungo una fune sottile come un filo di ragnatela.

Dopo essere entrato, accese con la bacchetta magica una luce fioca e restò di sasso. Mamma mia! Macchine che arrivavano al soffitto, pulsanti, fili, tubi e laggiù in fondo, immobile, un uomo rivestito di una corazza come quella degli antichi guerrieri.

Ma al posto della testa aveva un grande casco di vetro dietro il quale si vedevano strani aggeggi e, al posto delle mani, aveva due pinze come quelle dei granchi. Era un robot.

"Ehi tu!- gridò il mago- Chi sei? Sembri un mostro! Stai attento che se mi fai qualche scherzo ti faccio somparire in quattro e quattr'otto!"

Il robot rstò immobile e il mago gli si avvicinò, vide un pulsante rosso sulla pancia, lo premette, e il robot cominciò a ronzare, alzò di colpocil braccio e con le pinze acchiappò la barba del mago.

"-Brutto impertinente, ti ordino di lasciarmi subito!"

-Strillò il mago impaurito. Ma il robot non obbedì.

Allora il mago premette un pulsante verde e il robot lo prese fra le braccia, lo sollevò come se portasse una piuma e cominciò a camminare con grande rumore di ferraglia.

Il mago si contorse, agitò le gambe, strillò sempre più forte, ma, ogni volta che premeva un pulsante, il robot ne faceva un'altra delle sue. Lo strizzava, lo sollevava fino al soffitto, lo faceva roteare in aria.

Alla fine il povero mago di campagna, siccome le sue magie non avevano alcun potere, infilò la bacchetta magica in un foro dellagrande testa di vetro.

Che scintille, che fumo! Qualcosa si era rotto e il robot fece una giravolta e cadde con un fracasso infernale. Il mago fuggì come un ragno spaventato, ma prima, con un colpo di bacchetta, trasformò il robot in un cesto d'insalata.

A un mago questi scherzi non si fanno!"

Bene, piaciuta questa storia? Spero di si, questo spazio che mi è stato permesso di creare mi da la possibilità di riflettere su alcuni temi riguardanti il sociale, ed è un momento anche di condivisione perchè possono visitarlo chiunque, quindi aspetto con ansia qualche post di risposta......anche per oggi ho concluso alla prossima e buona domenica :)

domenica 5 luglio 2009

L'omino del sonno.......


Ciao a tutti oggi volevo raccontarvi un'altra favola molto bella ma soprattutto molto fantasiosa, ideale da raccontare prima di andare a letto perchè parla dei sogni........e i bambini con tutta la fantasia che hanno è giusta per loro.

"Non ha un vero e proprio nome perchè, quando arriva, tutti hanno troppo sonno per chiedergli come si chiama. Infatti quando arriva è buio e soffia leggero leggero sugli occhi dei bambini.....e allora le palpebre diventano pesanti e non si vede l'ora di andare a letto.

Quando la mamma ha spento il lume, l'omino del sonno ci prende per mano e ci conduce così dolcemente, che bisogna per forza seguirlo. Dà a tutti una candelina per farsi strada nel mondo dei sogni: chi la perde o la lascia spegnere, addio!

Per quella notte non potrà sognare, non vedrà nulla.

L'omino si dà molto da fare perchè tutti abbiano un egual numero di sogni, ma raramente gli accade di riuscirci.

"-Guarda, guarda! Quella bambina sogna biscotti, confetti e cioccolatini ed è tanto ingorda che non ne lascia nemmeno uno agli altri!"

"-Ehilà, quel bambino! Stà rubando tutti i sogni degli altri: elefanti, castelli,un monte di panna montata....."

Certo, vuol dire che quel bambino ha tanta fantasia! Molti sognano a colori, molti invece sognano in bianco e nero.

Ognuno sogna come può, che diamine! Un pò per uno non fa male a nessuno!

Ma nonostante le raccomandazioni dell'omino, ogni notte c'è sempre qualcuno che rubacchia i sogni degli altri: c'è chi sogna troppo e chi non sogna per nulla e invano l'omino corre qua e là, tutto affannnato, per rimettere un pò d'ordine tra quei rapinatori di sogni. Che diamine, un pò di giustizia!

Però, povero omino! Come farà a sorvegliare tante migliaia di bambini sparsi in tutte le parti del mondo, dall'Italia al Giappone, dall'Africa all'America?"

Questa favola è molto ricca di fantasia e l'ideale da ascoltare prima di dormire.......bene anche per oggi ho concluso buona domenica da tigro27 ciao ciao e fate tanti bei sogni........

giovedì 2 luglio 2009

C'era una volta......il pifferaio di Hamelin




Ciao a tutti oggi pomeriggio volevo raccontare un'altra storia, molto fantasiosa per stuzzicare la creatività dei bambini, i quali non possono che ascoltare. Questa storia s'intitola: "Il Pifferaio di Hamelin".


"Anticamente in una città chiamata Hamelin ci fu una spaventosa invasione di topi: grossi e piccoli, grassi e magri, i topi avevano preso possesso di cantine e solai, e inutilmente i cittadini avevano tentato di sconfiggerli con gatti, trappole e veleni.


Alla fine il capo della città promise, a chi fosse riuscito a liberare Hamelin dai topi, una grande ricompensa in denaro, e molte persone si presentarono, attratte dal ricco premio, ma nessuno riuscì in quel difficile compito.


Un giorno si presentò un pifferaio che promise di liberare per sempre la città dai topi e tutti risero e lo presero in giro, ma l'uomo, senza offendersi, si mise a suonare il piffero in mezzo alla piazza. Allora, tra la meraviglia di tutti, dalle cantine, dalle fogne, dalle soffitte accorsero migliaia e migliaia di topi di tutte le grandezze, seguirono il pifferaio fino al grande fiume che vi scorreva vicino alla città, vi si gettarono e affogarono tutti.


Quando però il pifferaio pretese giustamente dalcapo della città il premio promesso, quello gli rise in faccia e lo scacciò. "-Và dietro ai tuoi topi- gli disse- e buttati nel fiume!"


Senza nemmeno rispondere al cattivo capo della città , che non voleva mantenere la promessa, dopo aver ricevuto un favore così grade, il pifferaio tornò sulla piazza di Hamelin e ricominciò a suonare il piffero magico. Questa volta, però, non vennero fuori i topi, ma tutti i bambini della città che, ridendo e cantando, seguirono il pifferaio verso una lontana montagna che si ergeva all'orizzonte. Nessuno poté fermarli: tutti glia abitanti di Hamelin, che non avevano voluto dare il premio al buon pifferaio, videro scomparire i loro bambini dentro un'apertura della montagna, che poi magicamente si richiuse.


Il pifferaio diede così una tremenda punizione agli abitanti di Hamelin, ma condusse i bambini, che del resto non avevano nessuna colpa, in una terra bella e misteriosa in cui vissero per sempre felici"


Bella questa storia, quante volte l'ho sentita raccontare......quando ero piccola, anche una storia così breve può scatenare l'immaginazione nel bambino........bene anche per oggi ho finito magari la prossima volta va ne racconterò un'altra, forse quella "dell'Omino del sonno"......così potete raccontarla ai vostri bambini prima di andare a dormire.....ciao ciao